sergiobelluz

sergiobelluz

Appunti italiani (2): lo stivale italiano ed il telefonino

L'Italia, per la sua forma di stivale, ha qualcosa di fondamentalmente slanciato ed elegante: si va da Nord a Sud, ed il treno può quasi fare il viaggio in linea retta - lo sviluppo dei treni rapidi, dei cosidetti 'pendolini', è stato più facile qua, la geografia aiuta molto.

 

Da Torino a Brindisi, cioè dalle Alpi al tacco dello stivale, ci vogliono sei ore più o meno - niente. Poi i treni, non è che costino così tanto, comparato colla Svizzera: per esempio oggi, da Milano a Pesaro, faccio quasi mezzo paese e mi costa, in questo treno veloce, cinquantaquattro euro (settantacinque euro, se avessi viaggiato in prima classe).

 

***

 

Strano che mi sia venuto quest'idea di scrivere in italiano - cioè, questa voglia, anzi, questo bisogno. "O Patria! Dolce e ingrata Patria! Alfin a te ritorno!" canta il Tancredi di Rossini, e potrei riprendere questo canto per conto mio, perchè l'Italia è infatti la terra di mio caro padre, anche se lui è vissuto quasi tutta la sua vita in Svizzera.

 

Ma è nato ad Ariccia (provincia di Roma) ed è morto ad Aviano (provincia di Pordenone). È vissuto in Italia i primi quindici anni della sua vita, tra Roma in guerra (è nato nel '38), il nostro paesino di Fagnìgola (una frazione d'Azzano Decimo, provincia di Pordenone), e, addiritura, la città  di Pordenone, dove ha studiato al 'Villaggio dei Fanciulli'.

 

E poi, è ritornato al paese natale, ed alle nostre radici, a Fagnìgola, sui sessantadue, per andare in pensione forzata dalla disoccupazione in Svizzera, ed è vissuto fino a settantotto anni, cioè sedici anni "italiani".

 

Tutto sommato, più di trent'anni in Italia, se facciamo una contabilità sentimentale e patriotica.

 

Un po' meno che in Svizzera, ma occorre essere giusto: tutti gli anni della prima gioventù contano il doppio, perchè c'è il tempo di viverli e di goderli a fondo.

 

***

 

Ogni volta che ritorno in Italia, in questo mio primo paese, è un po' come il Ritorno d'Ulisse in patria: Cos'è cambiato? Cos'è rimasto?

 

***

 

Questo viaggio in treno viene accompagnato da Dave Brubeck, di chi ho due albums, 'Time out' e l'altro 'Time'. Bisogna dirlo: i smarphone ti mettono il mondo nel telefonino.

 

Aggiungerei: ti mettono il proprio mondo nel telefonino. Vai via colle tue musiche, i tuoi films, le tue fotografie, i tuoi libri, tutto immateriale ma tutto molto presente.

 

Per me, la musica è sempre stata come i mobili per gli altri: mi occupa lo spazio, mi dipinge le pareti o il cielo, mi decora la mia realtà - mi sposto, ma colla mia roulotte musicale, quest'universo emozionale che nessun oggetto sarebbe capace di creare per me.

 

Forse è la mancanza di luogo fisso da tanto tempo, da bambino, anzi: colla musica, qualsiasi luogo, anche completamente vuoto, diventa un palazzo.

 

In questo senso, l'immaterialità delle cose sotto formato digitale la vivo da molto molto tempo, anche se mi piace comprare dischi , libri o DVD, avere l'oggetto in mano o vederlo in una forma o l'altra.

 

 ©Sergio Belluz, 2017,  il diario vagabondo (2017).

 

 

telefonino.jpg



11/10/2017
0 Poster un commentaire

A découvrir aussi


Inscrivez-vous au blog

Soyez prévenu par email des prochaines mises à jour

Rejoignez les 110 autres membres