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Appunti italiani (5): Il viaggio a Pesaro ed il viaggio a Reims

Marinella, che si occupa del Tempio Rossini, ci spiega anche che lì ci sono le ceneri d’Alberto Zedda, il direttore d’orchestra che è stato chiave nella creazione del Festivale e della Fondazione Rossini.

 

È a lui che si deve la versione storica di ‘Cenerentola’ che, in suo onore – è morto a marzo di quest’anno – è stata ripresentata a Pesaro.

 

Parliamo anche della prima opera del Festivale, ‘Il Viaggio a Reims’, un primo lavoro della fondazione: una ricostituzione di quest’opera sparita – quindi è stato un avvenimento storico, e di là si deve il fatto di avere ogni anno ‘Il Viaggio a Reims’, un opera emblematica del lavoro della Fondazione e dello scopo del Festivale.

 

Allora, avevano organizzato un corteo attraverso tuttta la vecchia città. E ci cantarono tuttti i grandissimi cantanti dell’epoca: Lucia Valentini-Terrani, Samuel Ramey, Ruggero Raimondi, Montserrat Caballé (se non mi sbaglio), ed un largo eccetera di stelle del tempo, uno spettacolo diretto da Zedda e trasmesso dalla RAI (si trova probabilmente su Youtube).

 

***

 

Marinella mi parla della corrispondenza di Rossini, che si può comprare a cinquanta per cento del prezzo – le dico che cinquanta per cento di caro resta pure caro, purtroppo, ma che l’anno prossimo forse... Sogno con poter comprarmi questa corrispondenza, tutto un mondo.

 

Poi è stato in parte un lavoro dove uno svizzero ha avuto a che fare... e questo sarà forse l’oggetto di una delle mia cronica del blog del ‘Temps’.

 

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Tanto calore, oggi, sui trentasei gradi. Il mare era bellissimo, con un po’ di vento. Ho camminato un po’ sul lungomare, ho preso ancora parecchie fotografie che ho già messo sulle reti sociali.

 

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In albergo, buonissima musica jazz. Standards cantati da un’artista giapponese. Ho dato i miei complimento al gerente che è stato sorpreso. Mi dice: “Almeno, quando sono agitati, si calmano colla musica” (non sapevo esattamente se si riferisse al gruppo di gente incapacitata, o agli algri).

 

Infatti, in un certo senso, siamo tutti incapacitati.

 

©Sergio Belluz, 2017,  il diario vagabondo (2017).

 

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11/10/2017
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