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Appunti italiani (08): il gossip ed i pantaloni

Sulla TV stammatina, un programma di pettegolezzi, di gossip sulle biografie delle stelle – in questo caso Miguel Bosè (e Lucia Bosè, e Dominguín). Bosè è stato proprio un icono, perchè il padrino era il medesimo Luchino Visconti (che conosceva l’attrice, la madre, Lucia), poi Picasso era amico della famiglia.

 

Si sa anche che il padre, il torero, ha avuto molte storie (con Rita Hayworth, Ava Gardner, e tante altre).

 

Si vedeva tutta la carriera di Miguel Bosè, gli studi di ballo classico a Londra, a Parigi (una vergogna per un fliglio di torero...), passando dalla cosidetta movida madrileña, e poi la carriera, più concettuale, diciamo.

 

Dominguín, il padre, era famosissimo in tutta l’America latina, perciò il figlio è anche diventato una stella lì. Colombia gli ha dato la cittadinanza, per esempio, e lui, ora, vive a Panamá, colla madre Lucia, e con i due figli da madre ‘surrogata’ (lui dice che è grazie a Ricky Martín che ha potuto accedere a questo piacere di diventare padre).

 

C’era un’intervista di lui in italiano, lo parla benissimo ovviamente.

 

Non è invecchiato bene, il povero Miguel, ma è anche diventato abbastanza filosofo. Lo può essere, in un certo senso, perchè ha fatto assolutamente di tutto – e poi, ha tanti soldi che ha la libertà di vivere come vuole.

 

Non parla mai della sua sessualità. In una citazione, avrebbe detto, in sostanza: “Sono nato omosessuale, poi ho provato le donne, e sono diventato bissessuale [ha due altri figli con una donna sconosciuta] – e poi, coll’età, sono diventato trissessuale” (vuole probabilmente dire che non fa più sesso, ma vive la sua paternità, qualcosa del genere).

 

Interessante anche il formato del programma, molto italiano: dei cosidetti “giornalisti” o “scrittori”, tutti con look particolari, i tizi colle camicie all’italiana, tutti elegantissimi nella scelta dei contrasti e dei colori, le donne pettinate con arte geometrico e con gioielli di disegno.

 

E vedo che, nel mondo gay, almeno, c’è questa “nuova” moda – scrivo “nuova” fra virgolette, è un revival degli anni trenta e quaranta – di portare i pantaloni non più in taglia bassa, ma proprio come gli uomini del quaranta, la cintura del pantalone a livello dell’ombelico.

 

È un effetto visuale strano, ovviamente una modernizzazione di questo look: le camicie sono un po’ stravaganti, per creare un contrasto forte con un certo classicismo vecchietto del pantalone. Gli accessori (cinture di cuoio, orologi, anelli alle dita...) sono lì per gritare al mondo: “Sono moderno, e conosco la storia della moda”.

 

Un po’ strano, visualmente, comunque.

 

©Sergio Belluz, 2017,  il diario vagabondo (2017).

 

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13/10/2017
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