* in italiano *
Uscire o non uscire del quartiere (Vasco Pratolini)
“Ora Gino si fa vedere raramente, e se capita che qualcuno di noi gli confidi i propri tormenti, egli si passa una mano sulle labbra nel gesto che gli è abituale e dice:
'Sembra che per voialtri non cambi mai nulla, mentre ogni mattina basta uscire di casa perchè succedano meraviglie.
A volte ho l’impressione che siate rimasti i ragazzi di una volta, quando seduti a cavalcioni sulle panchine si giocava a cherechè, e le bambine ci stavano a guardare.
Vi mangiate il cuore l’uno con l’altro come se non esistessero altri uomini o donne intorno.
Ma aprite gli occhi e vi accorgerete che il mondo non comincia all’Arco di San Pietro e non finisce a Porta alla Croce!”.
Vasco Pratolini, Il Quartiere.
Appunti italiani (12): Mambo con Morandi (bis)
Al MAMBO di Bologna, mi è piaciuto moltissimo la collezione più “politica” (tra virgolette, cioè impegnata politicamente), collegata colla cosidetta “Bologna rossa”, ossia comunista.
In particolare, c’è un quadro straordinario di Renato Guttuso – che presta anche la sua voce in certe parti del film La Rabbia di Pasolini.
Il quadro di Guttuso, intitolato Funerali di Togliatti (1972) è un grande affresco dove appaiono molte personalità comuniste vive o morte al momento, si riconosce Dante Alighieri, Lenin, Berlinguer, Stalin... Bellissimo, e non nel senso d’un certo “realismo socialista”, ma bensì d’un omaggio lirico al movimento.
Un artista italiano, pure militante, resta un artista, sempre.
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Il Museo Morandi, cioè il settore consacrato a Giorgio Morandi, è anche molto interessante, nel senso che si capisce il successo che ha avuto Morandi, in particolare colla borghesia: i soggetti, queste nature morte, queste bottiglie eleganti, non sono polemici, nè rivoluzionari, nè stravaganti, e quindi fanno un decoro di buon gusto...
Nello stesso tempo, la sofisticazione di Morandi ne fa un grandissimo artista, molto originale nella sua ricerca sulla luce, e sull’uso dei colori.
Sono oli, i colori sono colori terrei, sempre con questo lato molto chiaro, e queste tonalità fra grigio chiaro e beige.
C’è qualcosa dell’arte giapponese in Morandi, qualcosa di semplice e di meditativo nello stesso tempo, e, come tutte le nature morte, si tratta di tempo, di momenti catturati, d’un lavoro continuo d’osservazione dell’oggetto.
C’era anche una delle bottiglie che lui utilizzava, ed era spiegato che, per creare un’opacità che permettesse la riflessione della luce, Morandi aveva dipinto l’interiore della bottiglia.
©Sergio Belluz, 2017, il diario vagabondo (2017).
Appunti italiani (11): Mambo con Morandi
Oggi, mi sono detto che con tutta questa pazzia delle reti sociali, dove, tutti questi giorni, ho messo molte fotografie, e ripubblicato i miei testi su Pesaro, mi sono dimenticato di ciò che è veramente importante.
Non mi piace. Non sono fiero di me. Anzi, è una vergogna, e devo assolutamente ritrovare un equilibrio.
La domanda chiave: “Vale la pena tutto questo?”
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Questa mattina, visto che mi sono alzato presto, ho deciso di andare a visitare il Museo Morandi – pensavo al suo studio che, nella mia memoria, era vicino alla Piazza del Comune – ed ho chiesto in albergo dove si trovava esattamente.
Ma questo è cambiato: c’è una Collezione Morandi che fa parte del MAMBO (Museo d’Arte Moderna di Bologna), poi lì, m’hanno spiegato che per visitare lo studio bisognava fare una prenotazione online parecchi giorni prima (sulla web del Museo Morandi), non si può visitare così, e la prossima visita è il 25, cioè dopo la mia partenza.
Ho comunque visitato Museo Morandi e collezione permanente (non ci sono troppe cose, ma sono belle, ho preso appunti).
Al primo piano, c’era una donna con chi ho parlato un po’, volevo fare delle fotografie. M’ha detto che bisognava prima firmare qualcosa all’ingresso.
Parlando, le dico che capisco, che ci sono diritti d’autori, ecc. E come mi dice che non tutta la gente è cosciente di questo, le spiego che sono anche artista, cantante lirico... “Baritono, o tenore?” – “Baritono” – “Come mio fratello, che poi ha lavorato la voce ed è diventato basso” – “Proprio come me, sono basso baritono. Tra l’altro, sono appena ritornato dal festivale Rossini di Pesaro” – “Mio fratello ha proprio studiato al Conservatorio di Pesaro!”
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Bel museo, questo MAMBO, e poi, vicino, c’è anche la Cineteca di Bologna, che fa un ottimo lavoro di ricostituzione di film, tra l’altro quello non terminato di Pasolini (La Rabbia). Ho passeggiato nel quartiere, c’è il collettivo locale LGBT, al lato, che organizza delle feste tematiche.
All’entrata principale della Cineteca di Bologna, si trovano dei poster di cinema con Anna Magnani (hanno fatto la piazzetta Anna Magnani in suo onore), alcuni graffiti... E di là, ho camminato fino alla stazione di treno, ed ho fotografiato varie locandine collegate col cinema, e colla Cineteca, una di Colette, una di Polaire, una della Marilyn.
Cinematografica, Bologna.
©Sergio Belluz, 2017, il diario vagabondo (2017).
Appunti italiani (10) : dalla Biennale di Venezia allo shopping
Mi ritrovo in prima classe (€48) perchè non c’erano più posti ed è l’ultimo treno da Venezia a Bologna Centrale.
Avrei dovuto fare il biglietto prima, ma siccome non sapevo essattamente quanto ci vorrebbe per visitare la Biennale, ho preferito lasciare l’ora aperta (con Italo, è pericoloso, è l’ultimo treno esce proprio ora, invece con Trenitalia ce n’è ancora uno verso le 19.40).
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Anche in prima classe ci sono dei seccatori !
C’è una brasiliana-americana parlando con suo figlio (lui, negli Stati Uniti), e così forte che tutto il treno ascolta, difficile concentrarsi.
Si vede che hanno soldi, hanno l’arroganza dei nuovi ricchi, anche il marito, americano puro.
Da ciò che ho sentito, sono andati in Croazia, hanno affittatto il barco, “l’acqua era trasparente”, eccetera, eccetera.
“Devi vedere questo, ritorneremo ad ottobre, you have to see it”...
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Bella, la Biennale di Venezia di quest’anno, mi è piaciuto il padiglione del Venezuela (un artista grafico molto in gamba, Juan Calzadilla), altri artisti come i serbi Vladislav Scepanovic, Dragan Zdravkovic, anche molto “grafici”, un artista neozelandese che ha fatto una fotografia animata gigante sull’incontro tra Maori ed Inglesi, un’artista australiana che esplora lo spazio di quest’immenso paese e la sua mitologia, un Coreano che fa un paragone tra ciò che si vive all’esterno ed al interno, tra memoria collettiva e intima – belle cose, insomma.
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Ho mangiato sul Lido, un panino, mi sono comprato per €5 euro un polo blù (all’Oviesse del Lido), ed ho fatto delle belle fotografie pensando a papà.
Ho potuto fotografiare queste famose mani che escono dal canale e si arrampicano alla facciata d’un palazzo, sul gran canale...
...E tutto il giorno nei miei pensieri.
©Sergio Belluz, 2017, Il diario vagabondo (2017).
Appunti italiani (09) : Miguel Bosè, maschio ballerino
Ho visto tre giovani con questi pantaloni non più in taglia bassa, ma proprio come gli uomini del quaranta, la cintura del pantalone a livello dell’ombelico: due al Festivale Rossini di Pesaro, ed il terzo sulla TV, un “giornalista”, che portava il pantalone di colore beige, e la camicia blù a striscie bianche, e, ovviamente, l’anello all’anulare, molto effeminato, anche nel suo modo di parlare.
Mi chiedo a volte se il pubblico non gay lo nota, in particolare le donne, che sono il pubblico di questo tipo di programma ?
È tutta l’ambiguità, anzi, l’ambivalenza dei paesi latini: officialmente c’è una virilità, un “machismo” forte, ma poi molti famosi sono proprio effeminati, truccati, tipo Renato Zero per l’Italia, o Juan Miguel in Messico (davvero una queen in tutto il suo splendore), o il proprio Miguel Bosè che, lo dicevano nel pogramma, era stato scelto da Visconti per fare il Tadzio di ‘Morte a Venezia’.
Leggenda o no? Potrebbe darsi, se Visconti era il padrino e ammirava la mamma e attrice Lucia Bosè.
Sarebbe stato il padre, Luís Dominguín, il torero, a proibirlo: un figlio di torero famoso non può essere un Tadzio...
Se non è vero, è ben trovato.
©Sergio Belluz, 2017, il diario vagabondo (2017).
Appunti italiani (08): il gossip ed i pantaloni
Sulla TV stammatina, un programma di pettegolezzi, di gossip sulle biografie delle stelle – in questo caso Miguel Bosè (e Lucia Bosè, e Dominguín). Bosè è stato proprio un icono, perchè il padrino era il medesimo Luchino Visconti (che conosceva l’attrice, la madre, Lucia), poi Picasso era amico della famiglia.
Si sa anche che il padre, il torero, ha avuto molte storie (con Rita Hayworth, Ava Gardner, e tante altre).
Si vedeva tutta la carriera di Miguel Bosè, gli studi di ballo classico a Londra, a Parigi (una vergogna per un fliglio di torero...), passando dalla cosidetta movida madrileña, e poi la carriera, più concettuale, diciamo.
Dominguín, il padre, era famosissimo in tutta l’America latina, perciò il figlio è anche diventato una stella lì. Colombia gli ha dato la cittadinanza, per esempio, e lui, ora, vive a Panamá, colla madre Lucia, e con i due figli da madre ‘surrogata’ (lui dice che è grazie a Ricky Martín che ha potuto accedere a questo piacere di diventare padre).
C’era un’intervista di lui in italiano, lo parla benissimo ovviamente.
Non è invecchiato bene, il povero Miguel, ma è anche diventato abbastanza filosofo. Lo può essere, in un certo senso, perchè ha fatto assolutamente di tutto – e poi, ha tanti soldi che ha la libertà di vivere come vuole.
Non parla mai della sua sessualità. In una citazione, avrebbe detto, in sostanza: “Sono nato omosessuale, poi ho provato le donne, e sono diventato bissessuale [ha due altri figli con una donna sconosciuta] – e poi, coll’età, sono diventato trissessuale” (vuole probabilmente dire che non fa più sesso, ma vive la sua paternità, qualcosa del genere).
Interessante anche il formato del programma, molto italiano: dei cosidetti “giornalisti” o “scrittori”, tutti con look particolari, i tizi colle camicie all’italiana, tutti elegantissimi nella scelta dei contrasti e dei colori, le donne pettinate con arte geometrico e con gioielli di disegno.
E vedo che, nel mondo gay, almeno, c’è questa “nuova” moda – scrivo “nuova” fra virgolette, è un revival degli anni trenta e quaranta – di portare i pantaloni non più in taglia bassa, ma proprio come gli uomini del quaranta, la cintura del pantalone a livello dell’ombelico.
È un effetto visuale strano, ovviamente una modernizzazione di questo look: le camicie sono un po’ stravaganti, per creare un contrasto forte con un certo classicismo vecchietto del pantalone. Gli accessori (cinture di cuoio, orologi, anelli alle dita...) sono lì per gritare al mondo: “Sono moderno, e conosco la storia della moda”.
Un po’ strano, visualmente, comunque.
©Sergio Belluz, 2017, il diario vagabondo (2017).
Appunti italiani (07) : Bologna, le librerie, le tentazioni...
Dal ‘Giardinetto’, l’albergo di Bologna, è relativamente facile giungere il centro città : bisogna soltanto seguire dritto dritto sulla via San Vitale.
Nel cammino, ho visto altri belli esempi di streetart, e, giunto al Palazzo Communale, dove c’è wifi gratis, ho pubblicato ciò che volevo pubblicare.
Mi sono fermato ad una specie di fastfood italiano dove ho mangiato due pezzi di pizza e bevuto acqua, poi sono andato in questa deliziosa (in tutti i sensi della parola) ‘Libreria Coop’, che fa anche da bottega slowfood.
Tentazioni, tentazioni, la libreria, perchè, oltre buoni libri e fumetti, ci si trovano anche tutta una selezione di DVD di film interessanti, in particolare quelli di Pasolini, e quelli non così famosi di Pasolini.
Se avevo già selezionato ‘Edipo Re’ (basato su Sofocle e le sue due tragedie sul tema, cioè ‘Edipo Re’ e ‘Edipo a Corinto’), e la ‘Medea’ con Maria Callas, ho anche visto tre film in cui Pasolini ha girato una delle parti.
Adoro questi film di sketchs, questo permette al regista illustrare un tema generale in un metraggio più limitato, un po’ come una novella per gli scrittori, permette una concentrazione ed una libertà che il lungometraggio non permette.
In particolare, c’era ‘La Ricotta’ con Orson Welles, un capolavoro, e anche un’illustrazione d’un passaggio del Vangelo. Gli algri registi sono Bertolucci, Steno, Rossellini...
Ho anche trovato un film che Pasolini non ha potuto filmare completamente, perchè troppo polemico, ‘La Rabbia’, completato dal direttore della Cineteca di Torino.
Insomma, avevo selezionato cinque film, e stavo anche per comprare la serie ‘Il Giovane Papa’ (con Jude Law, regia di Paolo Sorrentino) e arrivavo alla somma esorbitante per me di €70... Sono andato dopo molte esitazioni, a rimettere tutto.
Mi sono detto, triste, che avevo risparmiato €70, pure pensando che c’era ancora tempo per ritornarci, forse lunedì, e comprarli davvero.
La tentazione è grandissima!
E poi, €70...
©Sergio Belluz, 2017, il diario vagabondo (2017).